Errore, mosse la mano superbo, gonfio di sicurezza nel petto che si fece scudo ad intelletto e ragione.

Ragione, soffocò nell’impulso, pugnale balordo impugnato da sensibilità accecante e traditrice, la balorda.

Decisioni offuscate da bagliori d’insensatezza, amori spinti al baratro da superficialità estrema ed assassina.

Ricordi di tempi andati e confidenze fuggite, tenerezze affrante annegate nell’oblio, morti accennate di affetti e pensieri.

Fiori appassiti, api senza miele, dolcezze strangolate da lacrime infinite e torrenziali, dolori straripanti.

Carni lacerate da durezza di parole, cuori in preda a morsi di narratori addolorati, intrisi di delusione e sfiducia.

Speranze perite nei loro natali, non udite, respinte, riflesse nella lor stessa inutilità, fertile di sofferenza.

Follie di perdono, ricordi come piombo all’animo sanguinante, inguaribile, inguardabile e ferito.

Frasi smorzate in gola, opinioni beffarde, ritratti dileggiatori, sardonici, canzonatori fra risa satiriche.

Visi dagli ovali disarmonici, sguardi senza luce di luna e soli dai raggi tagliati, bruciati dalla loro stessa passione.

Inchiostri duri, increduli, irriconoscibili ed abbigliati di crudeltà poetica, vocaboli orfani di gioia e dolcezza.

Gole dai nodi attanagliati, intrecciati su loro stessi ed avvolti nella voglia di piangere, stupida debolezza umana.

Umanità di scoglio, infranta, puzzle d’ego scomposto e disperso, pezzi d’animo consumati ed incongruenti.

Prezzo devastante l’assenza di buon senso, lasciato in briciole nel bosco oscuro a segnare un percorso ormai lontano.

Perdita immane di connessioni ed affinità elettive, dita disintrecciate, solitarie, consolate al pianto dall’argento inciso di un anello senza tempo.

Crine di cavallo spezzato sulla spada di Damocle che perfora le meningi e si fa roccia nel cuore.

Mesi di parole al vento, frasi perse nelle tempeste senza quiete all’orizzonte, vaganti e sospese fra alba e tramonto.

Parole come specchietti per allodole e mangime per pesci, azzurre creature che nuotano capovolte, stordite dalle loro stesse ombre, sperse in mari di cemento ed appese a cieli di sordo legno impenetrabile.

• Fotografia: Claudia Brugna.