La cantante è solo uno fra le moltitudini di lavori che mi sarebbe piaciuto fare, non che possegga un’ugola d’oro ma una medaglia di ferro la potrei anche conquistare, magari con portachiavi annesso, come quelle utilizzate nelle premiazioni dei primi tornei calcistici.

Riuscirei però cantare solo a metà per due motivi:

1) La timidezza truffaldina che fa capolino quando mi sento al centro dell’attenzione, porterebbe i globuli rossi all’assalto delle mie guance, tingendole di quel favoloso color amaranto che preferirei ritornasse sulle labbra di Biancaneve. La sensazione è la tipica vampata menopausale, improvvisa e vulcanica, avvolgente e strepitosa, che se mi mettessi dello scamone sulla fronte cuocerebbe a puntino… Rosmarino ne abbiamo? La convinzione che l’imbarazzo si possa domare con un lungo respiro diaframmatico, crollerebbe inesorabile al commento:

– “Come sei diventata rossa!” –

Ed il mio vulcano raggiungerebbe l’apice della sua attività rendendomi lava.

2) La mia lacrima è di quelle facili, alla prima nota intonata sul feeling con il pubblico mi spunterebbe ruscello per gettarsi fiume nel mare. Le cascate mi si formano al cinema. Piango con DORAEMON e non c’è ciuski che tenga. Con UP vorrei attaccarmi ai palloncini e piangere volando. Insieme a Marlin seguirei Nemo in capo al mondo. In INSIDE OUT mi sono identificata con tutti i personaggi (ad ogni emozione la sua lacrima). Il bizzarro rituale si ripete ad ogni ciak. Al primo contatto fra ciglia e fazzoletto (che, perdincibacco, il mascara è sempre poco proof e molto water) giunge puntuale la domanda amorevolmente sarcastica dei miei figli:

– “Ma mamma cosa fai, piangi?!” –

Rispondo che è solo un po’ di raffreddore, che di lacrime e rossori non ci si deve vergognare glielo spiegherò a casa, dopo essere uscita dal cinema serafica e sognante, con quella sbavatura sotto gli occhi in perfetto stile Halloween.

Con queste premesse lascio il canto al quotidiano, tra mocho e motivetti l’alchimia è all’ultimo grido… “Stornellare” a squarciagola in macchina le mie canzoni preferite mi ricarica e, se mi fermo al semaforo, capita talvolta d’incontrare lo sguardo stupito del conducente di fianco che sembra volermi dire:

– “Per la psichiatria vada dritto e poi giri a destra” –

Che la felicità non fa sconti a nessuno…