Non esiste indicatore della crescita più reale della pubblicità per giocattoli prenatalizia. La bambola con la sua “bua”, lo pseudo cane che espelle realmente (ora anche “in solido”), le migliaia di riproduzioni in scala nanomillimetrica di gattini, coniglietti, pony ed animali a tuttotondo, speculari alle micro versioni dei mostriciattoli appiccicosi per i maschietti che alle femminucce piacciono un sacco. Che se li lanci sui muri riproducono da soli un meraviglioso stencil bavoso inimitabile e bicolore, perché la sfaccettatura cromatica dipende dall’intensità del lancio.

L’iperassortita gamma dei super eroi mette a dura prova le capacità mnemoniche di ogni mamma, che guai a scambiare un nome per un altro, potrà sembrar che sia andata bene se ci si azzecca con il personaggio giusto in versione giocattolo, ma se ci si addentra impreparati nell’arcano mondo delle carte gioco dove ogni nome si assomiglia, pensando che “tanto una carta vale l’altra”, completamente all’oscuro di poteri, punti gioco, evoluzioni ed espansioni, meglio optare per un corso accelerato per evitare che ad evolvere sia la propria pazienza.

Le macchinine ed i loro garage rassicurano le storiche competenze, ma le nuove piste kilometriche superaccessoriate sulle quali viaggeranno, mettono a dura prova anche le più indiscusse abilità di montaggio.

Se ai miei tempi la “Barbie” sembrava intraprendente ed evoluta (una concezione progressista della figura femminile che scomodava qualche mente, ma che rassicurava al contempo regalando la versione vestita da sposa, con il mitico anello a brillante incastrato fra le sue dita che si perdeva poco dopo), oggi ci si ritrova fra le mani versioni di bambole concorrenti talmente succinte da far sperare, mentre le si posa sotto l’albero, che la propria figlia non vi si identifichi più di tanto, pensando magari che sia la consuetudine andare al supermercato vestita e truccata in quello che si definirebbe eufemisticamente stile “escort”, senza nulla togliere alla professione.

Il temuto rischio di non trovare il gioco prescelto è sempre dietro l’angolo, se poi tale gioco coincide con quello che la pubblicità martella come novità dell’anno è meglio che l’angolo lo si giri di scatto, giusto per non doversi poi inventare storie assurde sul perché Santa Lucia non può trovare tutti i giochi, autoconsolandoci mentre si raccontan fandonie e fanfaluche sulla necessità d’insegnare ai propri figli il senso della rinuncia (lezione che si sarebbe demandata volentieri alla befana).

Passano gli anni e cambiano i giochi, ciò che c’è da montare tuo figlio se lo monta da sé, ciò che tua figlia desidera non si abbraccia più come un peluche ma s’indossa.

Sotto l’albero le scatole si rimpiccioliscono, nei ripostigli cacciaviti e brugole stanno al loro posto e nei bagni il mascara prende timido il posto delle paperelle, che se non ci si decide a metterle da parte fanno pure la patina di calcare, ma per un po’ di tempo si continua a lasciarle a bordo vasca a contendersi il posto con le bombe da bagno colorate, profumate e non bavose.

Nelle piccole scatole sotto l’albero ci può stare l’universo, se si regala un cellulare e se la propria figlia non si farà selfie in stile bambola sexy sull’istante, si potrà sperare d’aver “fatto un buon lavoro”.

I videogiochi del piccolo uomo di casa hanno esigue proporzioni rispetto alle mega piste, ma se il suo abbraccio sarà della stessa intensità di prima, la felicità non avrà misura alcuna.

In fondo non era poi così male assemblare mattoncini fino a notte fonda, nonostante il sacrosanto taglio al cordone ombelicale, ci sono momenti in cui, perdendosi nelle pubblicità natalizie, ci si vorrebbe iscrivere ad un corso di “sartoria della prole” per ricucire il tutto.

Poi invece si guarda avanti, si posizionano i regali e si cerca un sacchetto per riporre le paperelle.

Probabilmente sarà l’ultimo anno che la figliolanza crederà in Santa Lucia.

Fra poco toglierai il fieno (perché distratta come sei potresti lasciarlo attaccato al cancello ritrovandoti a reinventare fandonie e fanfaluche l’indomani), posizionerai scatole, caramelle e sentimenti nel migliore dei modi, bacerai una tazzina del caffè, perché Santa Lucia porta il rossetto,ne intingerai un biscotto che lascerai a metà sul piattino, toglierai qualche crine dal cavallino a dondolo per incastrarlo nella finestra (perché l’asinello è uscito da lì), mentre il cavallino a dondolo, anno dopo anno, elabora imperterrito la sua coda spelacchiata.

Stavolta hai dimenticato il carbone, ma le raccomandazioni le hai già scritte nella lettera che lascerai di fianco al caffè, qualche filo di fieno sparso per casa, un paio di foto volanti et voilà, le jeux sont faits!

E se non fosse perché non vuoi svegliare i tuoi figli, lei, assopita con un libro sul petto e l’universo in carica sul comodino e lui, in assoluta fase REM tra doni e letterine, lanceresti volentieri un mostriciattolo bavoso sul muro, che quel CIAK da spiattellati ti ricorda quando saltavi decisa e spensierata sulla neve semisciolta.